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Le Radici

Ultimo Aggiornamento: 13/12/2009 15:57
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Città: CESARO'
Età: 58
Sesso: Femminile
13/12/2009 15:57

Meditazioni di padre Carmelo La rosa
Le Radici
Rimanete saldi e irremovibili
(1Cor 15,48)

Una persona anziana, tremante e molto malandata mi ha colpito per il suo stare in ginocchio, aggrappata alla sedia, con evidente fatica. Dopo diverso tempo era ancora là, immobile.
Mi diceva che fa gli Esercizi Spirituali, annualmente, da quando aveva 18 anni. Mi ha illuminato sull’invito di Gesù di rimanere in Lui e nel suo amore.
Rimanere è un verbo che mi ha sempre colpito. Nel Vangelo di Giovanni e in San Paolo è quasi un ritornello. Mi dice il perdersi in un luogo, in uno spazio e in un tempo senza fine.
Non si può servire Dio a tempo, con una scadenza, con l’orologio ma perdendo il senso del tempo e la nostra vita per Lui e per il Vangelo.
Lasciarsi assorbire completamente dalla Sua realtà come il sale che si dissolve nell’acqua.
Perdere la propria individualità per assumere l’individualità di Cristo.
Gesù non ci chiama a saltellare come gli uccelli che beccano ove c’è cibo, ma ci dona il cibo incorruttibile: chi viene a me non avrà più fame(Gv 6, 35).
Non abbiamo bisogno di andare altrove perché abbiamo trovato una fonte inesauribile di vita, parole di vita eterna.(Gv 6, 68)
Rimanere richiama il mettere radici, ciò che i monaci chiamano stabilità.
Come albero piantato lungo corsi d’acqua che darà frutto a suo tempo e le sue foglie non cadranno mai; riusciranno tutte le sue opere (Sl 1, 3).
Se non abbiamo consistenza e stabilità, se non mettiamo radici in Dio, saremo dispersi dal vento come la pula.
Una leggenda molto diffusa fra la gente narra che S. Gregorio Magno, per sfuggire alla nomina a Papa, si è nascosto in una grotta, nei pressi del Santuario di Vena, da lui fondato.
Quando l’hanno trovato, dopo diversi anni di ricerca, aveva messo le radici alle ginocchia. A parte la leggenda, l’immagine è splendida.
Anche noi dovremmo mettere radici alle ginocchia, in preghiera.
Un detto popolare afferma che le cose di Dio si fanno con l’olio (o col succo) delle ginocchia.



Bisogna mettere radici nel silenzio, nella preghiera, in Dio, nella solitudine spirituale.
Nella fede e nella vita spirituale non ci può essere superficialità, esteriorità, apparenza ma al contrario tutto è profondità ed essenzialità.
C’è da augurarsi che permettiamo a Dio di mettere radici in noi, per scendere nel pozzo del nostro cuore e immergervi le Sue radici.
E da chiedersi: dove sono le nostre radici, ove abbiamo messo radici, quali radici sono alla base della nostra esistenza?
San Paolo afferma: So infatti a chi ho creduto (2Tm 1, 12). So quali fondamenta sono alla base dei miei sogni e dei miei progetti, del mio futuro e del mio domani.
Gli Esercizi Spirituali Ignaziani cominciano col “Principio e Fondamento”, per capire qual è e quale deve essere il punto di partenza, il punto fermo e irrinunciabile della propria vita.
Mi ha colpito una pianta di fico, cresciuta sul tetto di una grande cisterna, quasi vuota.
Il sole di mezzogiorno mi permetteva di contemplare le sue radici che arrivavano fino al fondo della cisterna, ove era rimasta un po’ di acqua.
Dio scende nella cisterna spaccata e svuotata del nostro cuore, per valorizzare il resto di acqua rimasta.
Mi ha illuminato sulla vita spirituale che è il persistere e il non demordere, fino a giungere ove è rimasta una traccia di acqua, al fondo della cisterna.
Quanto tempo, quanta fatica e quanta sete per giungere fino in fondo! Non si può godere l’acqua se non si pazienta ad allungare le radici della preghiera fino a giungere alla vita di Dio.
C’è una qualità di zucca che si allunga finché la sua punta raggiunge l’acqua. Se metti sotto di essa un piccolo recipiente con l’acqua, essa la raggiunge e vi si immerge.
C’è un bisogno di Dio in noi che deve andare oltre le aridità, le distrazioni, gli ostacoli e le stanchezze, in una ricerca senza sosta, finché giungiamo a raggiungere la Sua acqua e immergerci fino in fondo, come dice Pietro: non solo i piedi ma anche le mani e il capo (Gv 13, 9).
Senza di essa noi siamo rattrappiti, rachitici, non cresciuti, morti o morenti perché solo in Lui è l’Acqua della vita (cf Gv4,10) e Lui stesso è la resurrezione e la vita (cf Gv,11,25).
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