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Meditazioni di Padre Carmelo La rosa

Ultimo Aggiornamento: 06/12/2009 22:43
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Città: CESARO'
Età: 58
Sesso: Femminile
06/12/2009 22:43

la sete
La sete
 Hai inaridito fiumi perenni(Sl 74, 15)
 Fa male vedere i fiumi senz’acqua. Ci richiamano l’espressione sofferta dell’errante biblico desolato che si sente: come terra deserta, arida, senz’acqua (Sl 63, 2) ed è triste vedere la terra spaccata per la siccità.
Ridusse i fiumi a deserto, a luoghi aridi le fonti d'acqua (Sl 107, 33).
 Faccio dei fiumi un deserto.
 I loro pesci, per mancanza d'acqua, restano all'asciutto, muoiono di sete.(Is 50,2)
 In Missione avevamo piantato gli alberi, nel declivio davanti alla chiesa, ma non avevamo acqua per innaffiarli e la terra argillosa si spaccava e si apriva.
 Per proteggere le radici e salvare le deboli piante, riempivamo le fessure con la sabbia, attorno agli alberi.
 I fiumi a secco diventano luoghi di esplorazione, specie quelli che scorrono sulle rocce, presentano angoli interessanti, universi che attirano, luoghi di scoperte, di giochi e di avventure, specie per i ragazzi.
 Attivano e rivelano misteri sconosciuti, contenitori di vari oggetti: tronchi e radici di alberi erosi dall’acqua, dalle forme insolite che stimolano la creatività per gli usi più svariati.
 Scandaglia il fondo dei fiumi e quel che vi è nascosto porta alla luce.(Gb 28, 11)
 È bello anche godere la flora che si riappropria dello spazio di cui era stata privata.
E l’erbetta e i licheni e tante creature che si rialzano e si riprendono …
 Ma quei siti richiamano suoni e immagini del passato, la musica dell’acqua che scorreva maestosa e imponente, che nessuno poteva fermare e l’impatto dell’acqua con le pietre che ne forzavano il cammino.
 Le immagini della vita che scorreva, del movimento, della ricchezza e della forza del creato.
Alzano i fiumi la loro voce, alzano i fiumi il loro fragore (Sl 93, 3).
 Ci sono arbusti che si rifanno.
 Erano vissuti a stento, abbassandosi per non spezzarsi.
 Un proverbio recita: ‘abbassati giunco che passa la piena!’
 Avevano lasciato scorrere liberamente le acque, non avevano ostacolato il corso della vita, non avevano opposto resistenza, ora finalmente possono rialzarsi, vivendo la stagione di libertà.
Richiamano l’inno alla primavera del Cantico dei Cantici: L'inverno è passato, è cessata la pioggia, se n'è andata; i fiori sono apparsi nei campi, il tempo del canto è tornato e la voce della tortora ancora si fa sentire nella nostra campagna. Il fico ha messo fuori i primi frutti e le viti fiorite spandono fragranza.
 Alzati, amica mia, mia bella, e vieni!
 O mia colomba, che stai nelle fenditure della roccia, nei nascondigli dei dirupi, mostrami il tuo viso, fammi sentire la tua voce.(Ct 2, 11–14)
Ma colpisce il silenzio, la sosta dell’acqua, il letto vuoto, abbandonato, il luogo disabitato dall’acqua e soprattutto la siccità.
 Richiama la nostra situazione in alcuni momenti della vita, le menti e i cuori aridi, la difficoltà di pensare, pregare, raccoglierci, sentirci abitati da una presenza che scorre attraverso di noi.
 A volte ci ritroviamo come fiumi secchi, asciutti, nella calura, fiumi inariditi, silenziosi ove non passa la vita, tace il Signore, tempi del riposo di Dio, Sabati Santi dello Spirito in cui tutto tace e attende, tutto è silenzio.
 Li sentiamo vicini a noi, quei fiumi, maestri silenziosi di vita, partecipi della nostra desolazione, immagine plastica dei momenti dello Spirito, come i cuori svuotati e inariditi.
Fiumi secchi: sembra un paradosso, una contraddizione, un assurdo ma la nostra vita conferma che è possibile ed è facile trovarsi all’asciutto, a rimpiangere le cipolle d’Egitto ma l’esperienza e la fede ci dicono che “Tutto è grazia”! Non sempre il fiume della nostra vita è il Giordano, fiume benedetto, può capitare anche a noi di trovarci piangenti, sulle rive dei fiumi di Babilonia - i fiumi della desolazione e del pianto - seduti all’ombra dei salici di quella terra, ove si spegne la gioia di cantare e appendiamo le nostre cetre (Cfr Sl 139, 1 – 2) perché ci sentiamo anche noi in esilio, privati della benedizione della patria del nostro cuore. Per il credente nulla è occasione perduta e sprecato, nulla è inutile e nocivo.
 La vita di Dio giunge a noi anche attraverso i fiumi secchi del cuore che sono sempre strade di grazia, via di comunicazione della ricchezza di Dio che a volte viene in maniera fragorosa e sensibile, altre volte attraverso l’arsura del desiderio e della sete ma tutto è presenza di Dio anche il vuoto, il silenzio e la domanda.
 Qualche volta si manifesta attraverso un vento impetuoso e gagliardo da spaccare i monti e spezzare le rocce.
 Altre volte viene in un terremoto o in un fuoco o ancora nel mormorio di un vento leggero. (Cfr. 1Re 19, 11 – 12) Forse siamo più vicini a Dio quando sembra assente, quando lo cerchiamo quasi a tentoni, arrampicandoci con le unghie e con fiumi di lacrime di quando ci sembra di traboccare di Lui.
 L’importante è che Dio ci sia, non importa la forma, se l’appagamento o la sete, il pieno o il vuoto, la presenza tangibile o il desiderio struggente.
 Purché la nostra mente e il nostro cuore sono rivolti al Signore, presente o ‘assente’, loquace o silente, rumoroso o calmo, attivo o ‘dormiente’, come gioia o come dolore, come possesso o come nostalgia, come consolazione o come pungolo, come approvazione o come rimprovero.
 Purché qualcosa di Lui bussi prepotentemente alla porta del nostro cuore e una voce sussurri dolcemente o gridi o urli con forza: Gesù, Gesù, Gesù …
 Allora si scioglieranno tutti i ghiacciai della terra e nei nostri cuori scorreranno di nuovo fiumi in piena di acqua viva. Purché una dolce musica pervada il nostro essere della musicalità del nome di Gesù che scorre a volte nei fiumi in superficie, altre volte nei fiumi sotterranei e sommersi del nostro cuore.
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